All’Eucaristia discepoli, dall’Eucaristia apostoli

“Da oltre mezzo secolo, ogni giorno, da quel 2 novembre 1946 in cui celebrai la mia prima Messa nella cripta di San Leonardo nella cattedrale del Wawel a Cracovia, i miei occhi si sono raccolti sull’ostia e sul calice in cui il tempo e lo spazio si sono in qualche modo ‘contratti’ e il dramma del Golgota si è ripresentato al vivo, svelando la sua misteriosa ‘contemporaneità’. Ogni giorno la mia fede ha potuto riconoscere nel pane e nel vino consacrati il divino Viandante che un giorno si mise a fianco dei due discepoli di Emmaus per aprire loro gli occhi alla luce e il cuore alla speranza” (Ecclesia de Eucharistia, 59). Queste parole, nutrite da una fede innamorata, sono la testimonianza personalissima che il beato Giovanni Paolo II volle consegnare a uno dei Suoi ultimi testi: esse ci indicano come e dove egli abbia imparato a usare i suoi occhi per vedere l’invisibile, a far battere il suo cuore all’unisono con quello dell’amore divino, a fare della sua bocca veicolo di verità, a usare le sue mani per compiere opere di pace e a muovere i suoi piedi per portare dovunque la buona notizia, fino agli estremi confini della terra. In queste poche parole, la celebrazione eucaristica ci è narrata come la memoria, la presenza
e la profezia dell’amore, che vince il dolore e la morte e rende possibile il perdono oltre ogni misura umana.

La memoria della passione, morte e resurrezione di Gesù, viva e attuale nella celebrazione eucaristica, ci ricorda e ci fa sperimentare quanto siamo stati amati: “Chi vuol donare amore – afferma Benedetto XVI – deve egli stesso riceverlo in dono. Certo, l’uomo può diventare sorgente dalla quale sgorgano
fiumi di acqua viva… Ma per divenire una tale sorgente, egli stesso deve bere, sempre di nuovo, a quella prima, originaria sorgente che è Gesù Cristo, dal cui cuore trafitto scaturisce l’amore di Dio” (Deus caritas est, 7). In quanto “memora passionis”, memoriale delle sofferenze di Colui che si è consegnato alla morte per noi, l’eucaristia è uno straordinario incontro con Lui, che ci ha amato “fino alla fine”. Proprio così, è la scuola dell’amore, dove amati impariamo ad amare. In questa trasmissione d’amore, operata attraverso i segni eucaristici da Colui che è in persona l’Amore incarnato, si coglie la forza della misteriosa “contemporaneità” di cui nell’eucaristia si fa esperienza: non è un semplice ricordo a toccarci l’anima e a farci nuovo il cuore, ma è la presenza dell’Amato, che ci visita e ci accoglie. “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Enciclica Deus caritas est 1). Questa Persona è appunto Gesù Cristo, “l’amore incarnato di Dio”, che nell’eucaristia si fa presente e si offre: a Lui occorre sempre di nuovo tornare per essere rigenerati nel dono della sequela del Suo amore per gli uomini.

È così che la memoria viva e attuale si fa profezia, dono e inizio di nuovo futuro: veramente, il divino Viandante – venuto a mettersi al nostro fianco – apre i nostri occhi alla luce e il cuore alla speranza! Il pane mangiato, presenza viva di Lui, ci fa “corpo donato”. Dove non riusciva a nascere amore, si fa strada la misericordia e il perdono. Qualcosa della nuova Gerusalemme appare già nel nostro presente. E l’impossibile diventa possibile. Quanto abbiamo bisogno tutti di questa esperienza del domani di Dio che entri nel nostro presente e ci renda capaci di nuovi legami di amore! È solo alla scuola
dell’Amato che fiorisce il perdono e l’umanità riconciliata del domani di Dio si affaccia nel nostro presente. Dove troveremo questa forza di amore se non nel pane venuto dal cielo? Occorre aprire la porta del cuore e partecipare alla cena dell’Agnello: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). È questo il messaggio che le meditazioni di Michele Carlucci, presbitero della Chiesa di Chieti-Vasto affidata al mio ministero episcopale, ci offrono con intelligenza d’amore, per approfondire e vivere il tema del Congresso eucaristico nazionale di Ancona (Settembre 2011), sul rapporto fra eucaristia e vita quotidiana. Pagine che ci aiutano a far nostra la confessione stupita e adorante dei discepoli: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68). Riflessioni nate dalla vita per contagiare la vita, nella gioia dell’incontro con Colui che – risorto – è la sorgente e la forza di ogni missione, che tiri nel presente del mondo l’avvenire della bellezza di Dio…

+Bruno
Padre Arcivescovo