Carissimi, papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale ci ha ricordato; “Quando sperimentiamo la forza dell’amore di Dio, quando riconosciamo la sua presenza di Padre nella nostra vita personale e comunitaria, non possiamo fare a meno di annunciare e condividere ciò che abbiamo visto e ascoltato”. Pertanto, se, come afferma il nostro Arcivescovo nel suo messaggio, “Se abbiamo sperimento la gioia e la bellezza del credere, nonostante le difficoltà, non possiamo non condividerla con gli altri”, nessuna Chiesa locale può addurre ad alibi dell’impegno missionario la precarietà delle risorse, la dimensione della diocesi o del CMD. È compito di ciascuno rendere tutta la comunità soggetto di missione, facendo entrare la missione nella pastorale ordinaria perché tutta la pastorale deve essere «informata», cioè assumere la forma della missione. Bisogna perciò introdurre nella pastorale lo stile ad gentes, che stimola ognuno a porsi in movimento in modo creativo, ascoltando la Parola.
Dobbiamo sognare tutti ad occhi aperti “questa” Chiesa, non quella che piace a noi, anche perché, oggi, nell’ad gentes è compreso non solo chi non ha mai conosciuto Cristo ma anche chi non vive più da cristiano.
Perché ciò accada, come ci ricorda l’Arcivescovo nel suo messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale, «È necessaria una fede praticata: nutrita dalla Parola di Dio, aperta alla conoscenza non di una verità astratta, ma della Verità che è Gesù Cristo. Questa fede nel Cristo morto e risorto riconosciuto negli atti liturgici, e in modo particolare nell’Eucaristia (luogo privilegiato dove la fede professata è anche celebrata e vissuta), non possiamo tenerla solo per noi.
L’Apostolo diceva: “Guai a me se non predicassi il Vangelo”. Questo “Guai” deve spingerci a proporre a ogni uomo e a tutto l’uomo la bellezza della fede usando i linguaggi più appropriati, nel contesto sempre più pluralista in cui ci troviamo».
Il 2020 è stato veramente un anno difficile e doloroso per tante, troppe persone: la pandemia ha focalizzato la nostra attenzione distraendoci non poco dalle storiche “pandemie” che affliggono (povertà, fame, ingiustizie, conflitti). Ha sommato problemi a quelli già esistenti. Ha sicuramente anche provocato l’effetto di svegliarsi da un lungo sonno, nel quale, la fragilità e la precarietà della vita umana erano state confinate altrove, o considerate un’eccezione riguardante le persone più sfortunate di noi. Ha accresciuto la coscienza di essere tutti nello stesso mare agitato, ma non certo tutti sulla stessa barca, perché c’è chi sta su uno yacht e chi su una barchetta che naviga con difficoltà. Ha, sono certo, rafforzato, la consapevolezza dei bisogni, che da noi non si ha neppure idea.
Pertanto, come ci ricorda ancora l’Arcivescovo, “Più che mai diventa preziosa la nostra vicinanza agli uomini e alle donne di Dio che hanno scelto di farsi prossimo agli altri, e in particolare a quanti sono andati a vivere la missione in luoghi lontani, dalle più diverse culture: allarghiamo il nostro cuore rendendolo capace di vera fraternità. Sentiamoci in comunione con i missionari ed esprimiamo nei loro confronti la nostra solidarietà concreta con le offerte che verranno raccolte nella quarta domenica di ottobre, Giornata Missionaria Mondiale”.
In questo tempo difficile, in cui tutti stiamo compiendo dei sacrifici anche a causa di questa pandemia, non sminuiamo l’impegno di diffondere il Vangelo. “Ciascuno di noi, per il fatto di essere cristiano, deve sentirsi spinto a diffondere questa buona Novella fino ai confini del mondo… Nessun cristiano, sia egli papa, vescovo, sacerdote, religioso o laico, può rinunciare alla sua responsabilità nei riguardi di questo dovere essenziale per il cristiano” (San Paolo VI).
La pandemia ha cambiato molte abitudini, ma, sono certo, non ha cambiato la generosità del cuore. Pertanto vi esorto con l’Apostolo: “Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia” (2Cor 9,7).
Il Vicario Episcopale per le missioni
Michele Carlucci